Leggi

Asili aziendali, siglata un’intesa sugli standard

E' stata siglata il 14 aprile dalla Conferenza unificata Stato-Regioni.

di Benedetta Verrini

Il 14 aprile scorso è stata approvata, dalla Conferenza unificata Stato-Regioni, l?intesa, prevista dalla Finanziaria 2002 (al comma 5 dell?articolo 70), sugli standard minimi organizzativi per i micro-nidi nei luoghi di lavoro, quali strutture destinate alla cura e all?accoglienza dei figli dei dipendenti. La disposizione è un ulteriore passaggio per la piena realizzazione del pacchetto di incentivi a sostegno dei nidi aziendali. “è certamente positivo valorizzare queste risorse, senza dimenticare però che intercettano le esigenze di una sola parte delle famiglie. Per questo è fondamentale rafforzare tutta la struttura dei servizi all?infanzia”, commenta Anna Maria Parente, responsabile del Coordinamento nazionale donne Cisl. “I nidi aziendali sono stati sperimentati, in passato, in diverse città italiane e in particolare in grandi contesti, come gli ospedali. In alcuni casi hanno avuto fortuna, in altri hanno fallito, perché non riuscivano a rispondere alle esigenze delle famiglie”, spiega Anna Maria Parente. Ad esempio, il nido aziendale non era compatibile con la gestione della vita familiare perché gli orari di apertura e chiusura non collimavano con i turni di lavoro. “E può comunque capitare che, tra diverse soluzioni, venga preferito l?asilo vicino a casa perché più compatibile con gli spostamenti di entrambi i genitori e con l?eventuale collaborazione dei nonni”, aggiunge. Sulla politica di sperimentazione dei micronidi in azienda, fortemente sostenuta dal governo e incentivata economicamente nella Finanziaria 2002 (con sgravi fiscali ai datori di lavoro e aiuti alle famiglie), “la Cisl non si è detta contraria”, spiega la Parente, “ma ha ribadito, anche in sede di confronto sul Libro Bianco del Welfare, che servono risorse per rafforzare l?intera rete dei servizi all?infanzia e per realizzare politiche decentrate a seconda delle esigenze che emergono nelle diverse parti del Paese”. I micronidi aziendali potrebbero attecchire solo in certi contesti territoriali, insomma. “E oltre a questo, di sicuro non soddisfano le esigenze di moltissime madri che oggi fanno lavori atipici e che, non avendo una sede fissa di lavoro, hanno bisogno di appoggiarsi alla rete territoriale offerta dagli asili comunali o ad altre forme di servizi” prosegue, ricordando come questa fascia di lavoratrici, in netto aumento negli ultimi anni, sia anche particolarmente debole dal punto di vista economico. Ma cosa prevede lo schema di intesa messo a punto la settimana scorsa in sede tecnica dalla Conferenza unificata? Il provvedimento è articolato in otto paragrafi, preceduti da un preambolo sulla volontà di “garantire forme organizzative flessibili per i micronidi nei luoghi di lavoro in relazione alla loro particolare struttura”. L?articolato disciplina tutti gli aspetti connessi alla gestione e organizzazione del micronido nel luogo di lavoro, in coerenza con la normativa regionale e i regolamenti comunali. Di particolare rilevanza il paragrafo 3, (secondo capoverso), che consente ai genitori lavoratori e all?ente gestore, ferme restando le esigenze dei bambini, di concordare l?apertura del nido secondo specifiche forme di flessibilità organizzativa. L?ammissione al micro-nido (paragrafo 1) è assicurata ai bambini di età tra i tre mesi e i tre anni, figli di lavoratori anche di più strutture e, ove possibile, ai bambini residenti nel territorio limitrofo. Gli asili devono essere ubicati in una struttura interna al luogo di lavoro o nelle immediate vicinanze (paragrafo 7), al fine di assicurare l?accessibilità e l?agevole utilizzazione delle strutture da parte dei genitori lavoratori. Infine, essi dovranno dotarsi di una Carta di Servizio o regolamento interno. “Riguardo a questa sperimentazione, sulla quale c?è già interesse e disponibilità da parte delle aziende, la nostra raccomandazione è di rispettare al massimo tutti gli standard di qualità richiesti a questo tipo di servizi, dai locali alle strutture, fino alla presenza di personale professionalmente formato che assista i bambini”, conclude la responsabile del Coordinamento Cisl. I livelli minimi da rispettare Secondo l?intesa deliberata in Conferenza unificata il 14 aprile scorso, i micro-nidi nei luoghi di lavoro (art. 70 Finanziaria 2002) dovranno rispondere ai seguenti requisiti: Fasce d?età – L?ammissione ai micronidi è rivolta ai bambini di età compresa tra i tre mesi e i tre anni di età, figli dei lavoratori di una o più strutture e, ove possibile, ai bambini residenti nel territorio limitrofo (paragrafo 1) Flessibilità – L?apertura è concordata tra l?ente gestore e i genitori lavoratori secondo una flessibilità organizzativa che rispetti le esigenze del bambino (paragrafo 3) Educatori – Le figure educative devono possedere i titoli di studio previsti dalla normativa vigente per gli educatori degli asili nido (paragrafo 2) Sede – Sono ubicati in una struttura interna al luogo di lavoro o nelle immediate vicinanze (paragrafo 7)


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA